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I rapporti di prestito tra una persona giuridica e le persone fisiche a essa collegate sono davvero incontestabili?

L’Amministrazione finanziaria riconosce come fiscalmente rischiosi i prestiti concessi da una società al suo socio o a una persona a lui collegata. In base a tutte le circostanze rilevate, essa verifica se tale prestito possa rappresentare una distribuzione occulta di utili, attraverso prestiti che non vengono restituiti. Ciò viene riscontrato con maggiore frequenza nelle società a responsabilità limitata.

Le imprese possiedono, tra i loro attivi, un ampio volume di prestiti concessi a lungo e a breve termine. Di particolare rilievo sono gli “altri prestiti”, ossia quelli concessi non a società del gruppo, ma a soggetti terzi, tra cui anche soci o persone ad essi collegate. Secondo un’analisi dei dati di bilancio (depositati presso AJPES), si stima che nel 2023 ben 1.319 società a responsabilità limitata, con 5 o meno soci persone fisiche, abbiano concesso complessivamente prestiti a lungo e breve termine per un totale di 753,8 milioni di euro, considerando solo quelli superiori a 100.000 euro.

Nei controlli fiscali, risultano particolarmente problematici i prestiti concessi ai soci e alle persone collegate, in quanto lo strumento del prestito viene spesso abusato per la distribuzione occulta di utili. Tali prestiti non vengono restituiti o vengono rinnovati di anno in anno, in genere non sono garantiti, e i beneficiari non li rimborsano oppure lo fanno solo parzialmente (poiché non dispongono di redditi sufficienti). Sorge quindi la domanda se la società concederebbe un prestito simile, a condizioni identiche (e spesso non definite), anche a una persona fisica non collegata al socio/proprietario/amministratore.

L’ampia diffusione di queste pratiche di prestito da parte delle società, così come la giurisprudenza (ad es. la recente sentenza della Corte Suprema slovena X Ips 27/2024, che stabilisce che in un procedimento fiscale devono essere verificate tutte le circostanze delle transazioni effettuate prima di poter determinare se si tratta di una condotta illecita del contribuente o di una distribuzione occulta di utili, oppure di un vero contratto di prestito), rendono difficile gestire efficacemente questi rischi solo attraverso controlli fiscali. Pertanto, si rendono necessarie modifiche legislative che impediscano o limitino tali pratiche evasive.

Tali “distribuzioni occulte di utili” arrecano infatti danno all’intera collettività, e dunque anche allo “Stato sociale”, beneficiando esclusivamente individui di rango più elevato nell’impresa, generalmente già ben remunerati e titolari di un patrimonio maggiore. In pratica, alcuni proprietari finanziano il proprio stile di vita tramite prestiti che non restituiscono, prosciugando le risorse aziendali e mettendo a rischio gli interessi dei creditori e dei dipendenti. È fuori discussione che i proprietari possano utilizzare i propri fondi, ma devono farlo nel rispetto delle norme fiscali. Se dividendi, stipendi e altri redditi sono tassati, mentre i redditi ottenuti sotto forma di prestiti non lo sono, ciò crea un’ingiustizia tra le diverse tipologie di reddito.

Un’adeguata tassazione di tali redditi garantirebbe un trattamento fiscale più equo e le entrate pubbliche necessarie al funzionamento dello Stato.

L’Amministrazione Finanziaria continuerà a monitorare i prestiti concessi dalle società ai soci o alle persone ad essi collegate, effettuando controlli nei quali verrà tenuta in considerazione anche la giurisprudenza, valutando in base a tutte le circostanze la reale natura dei contratti di prestito stipulati.

Amministrazione Finanziaria della Repubblica di Slovenia

ATLAS FINANCE D.O.O., Računovodski servis Nova Gorica